SFOGLIA LA RIVISTA AMEDIT

domenica 20 gennaio 2008

Michele Megna e la rivoluzione culturale

di Cesare Piccitto

Tratteggiare una personalità come quella di Megna non è cosa facile, a causa delle tante e distinte cose che ha fatto nel corso della sua vita. Il novantenne, autodidatta divenuto scrittore, ha tentato in ogni modo possibile di cercare, far conoscere e divulgare le radici del proprio paese d’origine. Nella sua ricerca storico culturale, ha elevato i pregi e provato con la “pratica sociale” a cambiare i difetti e le storture di tutta la comunità di Palagonia. «La rivoluzione qui, e ora!», celebre frase del giornalista Mauro Ristagno, individua l’animosità che Megna ha trasfuso in ogni sua azione, dalla stesura e pubblicazione di un libro fino alla più quotidiana cura di un’aiuola.
Con la tenacia e l’esempio di azioni sempre non violente ma costruttive, non è stato inerme a lamentarsi ma si è sbracciato, per cambiare le cose cominciando subito e ovunque si trovasse. Come Danilo Dolce, Megna ha combattuto il degrado semplicemente trasformandolo. Il verde pubblico che esiste a Palagonia, ad esempio, nasce dal suo impegno individuale; alle eventuali azioni vandaliche che cercavano di osteggiarlo, non ha mai risposto male o lamentatosi, ma ricostruendo ciò che era stato distrutto 1, 10, 100 volte. È uno degli ultimi scrittori a coniugare impegno culturale e senso civico. Non si preoccupa delle critiche di chi lo leggerà, non si preoccupa di “cosa si può dire” o “cosa non si può dire”; è un fustigatore dei potenti, sempre dalla parte dei più deboli. La presentazione di Vito Tartaro alla sua ultima pubblicazione, “Promemoria per un paese invecchiato”, riesce sicuramente a dare il senso della sua opera e a far conoscere Michele. Tartaro: «Michele non va guardato da uno o più lati, altrimenti non lo si può capire. Perché egli non è una “cosa” (anarchico e basta, onesto e basta) ma tante cose e, se non tutte, quasi tutte le cose: è tutte le partes e nel contempo super partes…»
Ha sempre regalato i libri che pubblicava o leggeva a chiunque, ha sempre detto la sua opinione, tramite manifesti murali per quanto riguarda la realtà locale, tramite lettere per ciò che concerneva situazioni nazionali. Non si è mai posto il problema dell’interlocutore: tra gli altri ha scritto al papa e al presidente della repubblica, talvolta ricevendo anche risposta.
Tra le sue ultime attività la cura del verde del paese e dei cittadini più bisognosi; senza mai chiedere niente a nessuno né volendo ringraziamenti o riconoscimenti vari. Sempre grazie al suo impegno, Palagonia può vantare una fondazione culturale dal nome “Accademia dei Palici”.
Questa oltre a raccogliere la più antica storia della comunità, organizza e promuove eventi culturali.
Qualche tempo fa, andandolo a trovare in una casa di riposo a Palagonia, pensavo di trovarlo rassegnato e invece mi sbagliavo. Gli acciacchi dell’età sono evidenti e gli segnano la pelle, ma la mente e il cuore sono quelli di un giovane idealista che non smette di avere fiducia in tutti gli uomini. Lui è lì che continua a discutere, scrivere, confrontarsi con chiunque vada a trovarlo, anche se né le istituzioni né la sua gente sembra ricordarsene; o forse crede che sia già passato a miglior vita.

1 commento:

Amedit ha detto...

Se oggi Palagonia può contare su qualche stralcio di storia che la riguardi, lo deve soltanto ad una persona: Michele Megna! Colui il quale, a proprie spese e senza mai chiedere contributi a nessuno, ha raccolto tutto quanto sia stato possibile recuperare, circa la memoria storica di questa città, e ne ha fatto delle pubblicazioni da – donare – ai suoi concittadini. È solo uno dei tanti gesti compiuti in nome dell’amore portato alla sua città…Quando questa città imparerà a dare il giusto riconoscimento a quei suoi figli che le hanno dedicato la loro vita? Quando smetterà di prendere a modello la celebre massima “Nemo profeta in patria”?
Michele Megna non è il solo personaggio verso cui questa città è debitrice…molti uomini valorosi hanno speso la loro vita a favore del popolo palagonese, si pensi al Prefetto Ercole Ponte, con i suoi valorosi collaboratori, grazie ai quali la città oggi può dire di avere un proprio territorio (l’ex Stato del Principe di Palagonia); ai fratelli vescovi Giovanni e Gaetano Blandini, che tante opere caritatevoli hanno svolto a favore degli indigenti palagonesi; solo per citarne alcuni… Spero che queste iniziative possano servire anche allo scopo di sviluppare un dovuto sentimento di gratitudine e di riconoscimento verso queste figure da parte dei cittadini.”