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lunedì 23 settembre 2019

Amedit n° 40 | autunno 2019


Parlare di democrazia, diritti o ambiente in uno scenario pubblico popolato di troppi assenti, è parlare al vuoto. Gli assenti riempiono le piazze, fanno numero e consensi, opinionano sui social e votano. Questa in cui ci tocca convivere è una scena affollata e chiassosa, ma al tempo stesso tacitata e disertata. Chi sono questi assenti? Sono quelle «Esistenze meschine, accigliate, che si insinuano nel mondo senza mai concretamente parteciparvi. Identità latenti, impersonali, buone solo a far numero nelle traiettorie ordinarie della formicolante collettività.» Sono i tanti «Cittadini ubbidienti, elettori acritici, lavoratori zelanti e cristiani rispettabili» proprio come il Monsieur Buche, protagonista del racconto di Octave Mirbeau che vi proponiamo in questo numero. Buche è uomo refrattario al pensiero e al giudizio critico, consumatore di idee e opinioni preconfezionate da «quella cultura media veicolata dalla stampa a più larga diffusione». Buche «assomma in sé tutta una collettività deficitaria di stimoli e motivazioni profonde», la cui esistenza è grama, priva di slanci e di interessi reali. Possiamo riconoscerlo tra quei tiepidi che improvvisamente si esaltano e applaudono il “salvatore della patria” di turno, o tra quanti si dicono “cristiani” mentre lasciano vite umane andare in pasto ai pesci. Una folla di pupi e sagome intercambiabili; di individualità vacue, soggettività mancate; di assenti in primo luogo a se stessi: su cosa si può discutere con costoro? Se c’è una noncuranza di fondo, un disinteresse a prescindere, un’indifferenza all’altro da sé, resta ben poco su cui discutere. C’è un’umanità da rifare e rieducare. Se il passato sembra riproporci i suoi fantasmi, e il presente non sa più distinguere tanto il vero dal falso, quanto il buono dal cattivo, non è con un colpo di spugna che cancelli diritti, libertà e opportunità che possiamo gettare le basi per il futuro. C’è una democrazia che deve riscoprirsi fiera e forte dei suoi ideali.

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