SFOGLIA LA RIVISTA AMEDIT

martedì 28 luglio 2009

La triste vicenda di Palazzo Politini a Palagonia. Il paese s’indigna



di Alessio Cascio su "La Gazzetta del Calatino" del 3 luglio 2009

Palagonia - La vicenda di Palazzo Politini è uno dei tanti esempi in cui i finanziamenti pubblici non sono sempre spesi bene. In questa storia che va oltre l’incredibile, però, c’è anche dell’assurdo. Ricostruiamo la vicenda: il 7 aprile 2008, alla presenza dell’Amministrazione Comunale, con allora a capo il sindaco Fausto Fagone, veniva ufficialmente inaugurato il Palazzo Politini, pregevole edificio dell’ 800 sito in via Duca degli Abruzzi, a due passi dalla piazza principale della cittadina. A tale evento erano presenti anche l’architetto Giusy Sciacca, gli esecutori dei lavori di restauro nonché i membri di un’associazione chiamata Amedit. Proprio con quest’ultimo gruppo, la vecchia amministrazione comunale, decise di stringere un sodalizio. La struttura veniva formalmente affidata all’associazione “Amedit - Amici del Mediterraneo”, dietro regolare contratto di affitto della durata decennale e corrispondendo un simbolico canone mensile. L’obiettivo era quello di istituirvi un Civico Centro Culturale Permanente aperto alla città.
L’operazione era pregevole dal punto di vista socio-culturale, ma qualcosa non è andato per il verso giusto. I lavori di restauro e riqualificazione della struttura, eseguiti da una ditta di Paternò, su progetto dell’architetto Sciacca, si sono rivelati un vero e proprio disastro. Molti i soldi pubblici spesi, tante le persone deluse dal risultato dei lavori. I finanziamenti provenivano dall’Assessorato Regionale Beni Culturali, nell’ambito del Pit 16 Calatino Sud Simeto, per un importo complessivo di 395mila euro, 88mila dei quali coperti con le risorse del bilancio comunale. Ed è così che paradossalmente già all’atto dell’inaugurazione, chi ha partecipato all’evento, ha potuto registrare i primi vistosi segni d’umidità in vari punti dell’edificio. Stranisce il fatto che l’edificio era stato appena restaurato. I responsabili dei lavori spiegavano al contempo che tale situazione era dovuta al mancato rifacimento della facciata esterna dell’edificio, facendo leva sul fatto che l’esiguità dei fondi a disposizione (impiegati sia per l’acquisto dell’immobile, sia per i lavori di restauro), non erano sufficienti per svolgere tutti gli interventi di cui la struttura aveva bisogno. La scelta ha così privilegiato il pieno ripristino degli ambienti interni tralasciando l’esterno, ed auspicando, che in un secondo tempo, si sarebbe potuto procedere al definitivo completamento dell’opera. Preso atto di ciò, gli ingegneri ed i tecnici comunali, presenti anch’essi all’inaugurazione, si erano proposti di avviare al più presto una nuova procedura di finanziamento per i lavori di restauro integrativi. Intanto, da quel giorno è trascorso più di un anno, nel corso del quale la situazione è peggiorata: l’eccessiva umidità ha provocato danni di una tale entità, da rendere l’edificio praticamente inagibile. Da rilevare che, a metà giugno, su iniziativa del consigliere Carmelo Liggieri, il caso è approdato in Consiglio Comunale, con la relativa proposta di istituire una commissione interna che si occupi della vicenda. Profondo rammarico viene espresso dal presidente dell’associazione Amedit, Giuseppe Maggiore, che con i suoi collaboratori aveva riposto su tale struttura tante idee e previsto progetti di enorme rilevanza culturale: “Sembrava finalmente il coronamento di un sogno durato anni. La nostra associazione ha operato per molto tempo nell’esiguità di mezzi e di risorse, ma soprattutto senza poter disporre di una propria sede. Il nostro impegno nel sociale attraverso l’arte e la cultura si svolge in pieno spirito di volontariato non profit. Non disponiamo di risorse economiche tali da poterci permettere l’affitto di un’altra sede”. Questa è la cronistoria di quanto accaduto; ci sarebbe tanto altro da scrivere. Ci premuriamo, nella prossima uscita del nostro giornale, di raccogliere dichiarazioni ed interventi dell’assessore comunale competente nonché del sindaco Calanducci affinché possano delucidarci su come la giunta intenda agire, nell’immediato futuro, per risolvere l’annosa questione di Palazzo Politini. Si spera che la situazione si risolva nel migliore dei modi e che l’immobile possa diventare presto un concreto simbolo di crescita e di riscatto per tutta la comunità Palagonese.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Giuseppe, capisco perfettamente il tuo rammarico e comprendo quanto, una situazione come questa, possa scoraggiare.
Non riesco a capire una cosa,però.
E' noto che non ho mai nutrito una grande fiducia verso i Fagone e i suoi scagnozzi, ma davvero non mi spiego il significato di tante opere cominciate e MAI portate a termine con i giusti requisiti.
L'amministrazione attuale non è di sicuro l'esempio migliore per una gestione eccellente di un paese, ma non sarà che, dovendosi sobbarcare le magagne fatte dalla precedente amministrazione, realmente non sia nella possibilità di "risolvere" le miriadi di malefatte, che oltre ad essere state "fatte male", appunto, non sono nemmeno state portate a termine?

Non credo servano liste di opere incompiute ... il paese parla chiaro.

Con stima e ammirazione per il tuo impegno ... Libellula

Amedit ha detto...

Cara "Libellula", condivido pienamente quanto giustamente fai notare. Sull'operato delle varie amministrazioni che si sono succedute, qui a palagonia (e non solo), credo che gli effetti siano sotto gli occhi di tutti, e l'evidenza non si può negare (sebbene, andando a parlare con ciascuno di quegli amministratori presenti e passati, tutti avrebbero la loro da dire, come giustificazione). Vero è che Palagonia è di certo una realtà difficile da gestire e che la cittadinanza, se da una parte si sceglie i propri rappresentanti, dall'altra non gli rende tale compito facile. Poi bisognerebbe parlare della tacita connivenza che c'è in tutto questo, tra amministratori e amministrati, dei tanti ipocriti dissensi di facciata che celano in verità propri tornaconti: Il bene comune, così come il rispetto della legalità, non sono ancora avvertiti da larga fascia di cittadini, che spesso vi rinunciano in cambio di favoritismi, clientelismi, chiusure d'occhio etc etc. E' con profonda amarezza che procedo ogni volta nella pubblicazione di queste spiacevoli notizie. Se lo faccio è perchè ritengo doveroso informare la cittadinanza circa cose che li riguarda da vicino, ma è anche una denuncia che non intende indugiare su toni inquisitori, a carico di questo o quel responsabile (le responsabilità hanno radici ben profonde, che si perdono nella notte dei tempi, in questa città), quanto porre all'attenzione un problema che attende comunque una risposta, una soluzione. Palazzo Politini, così come il Palazzetto dello Sport e tante altre opere-pretesto di incenti finanziamenti, possono e debbono rappresentare il punto di partenza per operare una rottura col passato ed una svolta decisiva verso quel senso civico e quell'onestà politica che tanto ci manca.

Anonimo ha detto...

Bravo, hai detto bene.
Ci manca quell'onestà politica con la quale, ognuno di noi, dovrebbe affidare il proprio voto in base a delle aspettative generali, e non personali.
Chissà se esisterà mai un modo per convincerci che tutto quello che ci viene "offerto" come favore non è altro che un nostro sacrosanto diritto?
Quello che mi fa incavolare di più è che è talmente radicato in noi quel senso di servilismo che non ci rendiamo conto che non esistono " favori" ma esclusivamente diritti e doveri.
Ma sono rari i casi in cui chi detiene il potere lo associa al dovere.

Non ci resta che piangere ... oppure, nella più ottimistica delle ipotesi ... che sperare.

Saluti, Libellula.

Amedit ha detto...

Credo che sia importante questo: spostare l'attenzione sulla causa più che sugli effetti di certo malcostume. Tutto ha una sua ragion d'essere fondandosi su un atavico errato concetto di Pubblica Amministrazione. Occorre scuotere le coscienze partendo dal basso, sforzarsi di costruire un dialogo con la gente comune, che apri un varco di riflessione e di responsabilizzazione diffusa. Le campagne elettorali stordiscono, le reciproche polemiche sulle malefatte divertono menti morbose ed inerte.