Nei suoi sei anni di attività, l'associazione AMEDIT ha rappresentato per la città di Palagonia, un vero e proprio biglietto da visita, per tutte quelle peculiarità storico-artistiche e monumentali; per le tradizioni e, non ultimo, per i talenti che questa città esprime. E' stata, se vogliamo, una voce fuori dal coro…da quel coro che ne decanta esclusivamente aspetti negativi, che, seppur ci sono, non costituiscono certo l'essenza prima e ultima di questa comunità. Sono state centinaia le iniziative rivolte alla cittadinanza, tra mostre, convegni, concerti… che se da una parte hanno mostrato quanta materia culturale vi fosse da trattare, dall'altra hanno fatto emergere, grazie all'ottima risposta di pubblico, quanto fosse rilevante e diffusa la domanda di un simile "prodotto culturale", un prodotto non elitario, come qualcuno sosterrebbe, ma soprattutto un prodotto che è l'esatto frutto di tutto quel vasto, variegato e sommerso mondo di una Palagonia inesplorata, spesso ignorata dai media e dai suoi stessi abitanti. Iniziative che sembravano improponibili in un contesto che si vorrebbe a torto, alienato alla cultura, in tutte le sue implicazioni artistiche, hanno invece preso corpo, coniugando ogni evento artistico a luoghi, monumenti, eventi e momenti rappresentativi della città: non solo quindi limitandosi ad incrementare il programma di ricorrenze quali il Natale, la Settimana Santa, la Sagra dell'Arancia, l'Estate Palagonese o la Festa Patronale; ma dando il giusto risalto a veri e propri eventi quali il 3° Centenario della Ricostruzione della Chiesa Madre, con la donazione del pregevole libro del '700 di un illustre figlio di Palagonia, Don Arcangelo Blandini; il 17° Centenario del Martirio di S. Febronia, con mostre, convegni, concerti, ecc.; la riapertura della Chiesa San Nicola, con l'allestimento di mostre e presepi artistici; il recupero della Basilichetta San Giovanni, con una fedele riproduzione del monumento, ahimè andata distrutta per mancanza di un luogo che la potesse ospitare… Di tutto questo i palagonesi sono stati, loro malgrado, veri e propri protagonisti, poiché a parlare era la loro storia, ad esibirsi o mettersi in mostra i loro figli… E naturalmente si è badato bene di mettere fianco al fianco i "geni" che questa città possiede con quelli di altri luoghi, al fine di favorire una trasmissione di talenti ed espressioni, un costruttivo interscambio sul piano artistico-culturale, che non riducesse l'evento alla circoscritta dimensione cittadina. Pittori, scrittori, musicisti, corpi bandistici, gruppi musicali…tutti hanno trovato il loro spazio all'interno delle nostre attività; tutti sono stati almeno una volta contattati, invitati ad essere protagonisti di un evento attraverso quanto avevano da esprimere. Almeno una volta, già…talvolta soltanto una! Poiché sarebbe stato auspicabile che almeno una delle tanti parti chiamate in causa, e tra queste anche le associazioni, avesse colto tale invito, non come un singolo avvenimento che per quanto bello lascia il tempo che trova, ma come l'opportunità di dare l'avvio ad un rapporto di collaborazione continuativo, costante, munito di quella perseveranza che tanto occorre in simili contesti distratti e centrifughi. Si ricordi a tal proposito quell'invito a "La Cultura del Dialogo per Crescere", rivolto alla cittadinanza nel suo complesso, che prendeva le mosse da un già consolidato dialogo istituzionale che fin da principio questa associazione ha perseguito, e messo in atto concretamente, ben lungi da schieramenti o assoggettamenti all'una o all'altra corrente di passaggio.
Si sarebbe potuto sfruttare diversamente la notevole eco raggiunta; si sarebbe potuto chiedere di più a chi di competenza; Avremmo forse potuto richiedere, più che un contributo all'iniziativa in programma, un sostegno economico all'associazione in quanto tale, chiedere ed ottenere una sede, dei locali dove poter svolgere attività continuative e offrirsi da punto di riferimento stabile per la città; avremmo potuto giocare sui numeri, o ricercare i facili consensi. Abbiamo invece agito con estrema discrezione, quasi in punta di piedi, cercando di ottenere il massimo risultato col poco che ci veniva dato, o chiedendo di proposito il minimo indispensabile, proprio per sottolineare che la volontà può tutto al di là dei mezzi di cui si dispone. Il tempo soltanto darà forse ragione degli sforzi e delle scelte compiute. E forse un domani si ascriverà il periodo AMEDIT come uno dei più fiorenti e colmi di buone speranze che questa città abbia vissuto. Lo dico molto utopisticamente, pensando a quante altre occasioni di riscatto le siano state offerte, grazie all'opera meritevole di uomini animati da buoni propositi…tutte obliate, tutte cancellate, come la memoria dei suoi promotori stessi: si deve ogni volta distruggere per ricostruire d'accapo; iniziare un nuovo progetto senza tener conto di quelli che l'hanno preceduto; proporsi arrogantemente e individualisticamente di riuscir a fare di meglio "togliti tu che mi ci metto io"… e la storia continua: altri inizi, altri insuccessi…dietro lo sguardo compiaciuto di chi se ne sta semplicemente ad osservare, inerte e criticone.
Possiamo tutti far qualcosa di grande, ma se quel qualcosa non è animato da una solida passione, da un sincero sentimento d'affetto per quel che si fa e per i suoi destinatari, ogni nostra impresa è destinata a fallire o ad occupare un piccolo lasso di tempo. E non possiamo certo pretendere che il tempo premi una nostra tensione meramente individualistica ed egoistica. Vi è poi l'ostilità irreparabile di certi ambienti così usi allo scetticismo, al pessimismo cronico, al sospetto, alla diffidenza, o ad un deliberato senso di nausea verso tutto ciò che rappresenti il bello, tale da non dar scampo; che riesce a vanificare ogni sforzo tendente a dimostrare che una visione o modalità di vivere un determinato ambiente in un'ottica positiva e creatrice sia possibile. Perciò dico che questa città di nome Palagonia non potrà mai cambiare o attuare un vero processo evolutivo, fin quando non imparerà ad amarsi; fin quando la famiglie che semplicemente vi alloggiano per motivi di lavoro o di vincoli irrecidibili, non imparino a sentir propri questi luoghi, questa storia, educando all'amore e al rispetto di essi i loro figli. Per questo dico anche che nessuna iniziativa – sia essa di tipo politico, culturale, sociale, umanitaria - che non venisse svolta con leale spirito di servizio reso alla comunità, ben lungi da meri fini personali, possa sperare di conseguire risultati davvero meritevoli. Ed allora ecco che la presente occasione, mi si offre per formulare l'ennesimo augurio alla città di Palagonia a credere in essa, nelle sue tante potenzialità, nei suoi figli, nei suoi talenti…trasfigurati in un'ottica positiva, in una cultura di vita e non più di morte.
AUGURI PALAGONIA!
"UTOPIA NON E' CIO' CHE E' IMPOSSIBILE MA CIO' CHE UN SISTEMA NON VUOLE SI REALIZZI"