Il fil rouge che lega la gran parte dei contributi presenti in questo numero estivo è quello dell’umanità offesa, dileggiata, calpestata dal carnefice di turno. Per espressa volontà di tutta la redazione Amedit questo numero è dedicato alla memoria di Antonio Cosimo Stano, un indifeso (non protetto dalle istituzioni né dai vicini di casa) che ha pagato con la vita il prezzo della più gratuita crudeltà; la morte di questo povero uomo è una sconfitta per tutti noi, per quel grado di civiltà che ci siamo illusi di aver raggiunto. La sua storia, purtroppo simile a quella di tante altre ma al tempo stesso unica nel suo genere per l’incomprensibile e inaccettabile spietatezza, è destinata a finire sepolta da tanta altra cronaca nera. Bisognerebbe invece fissarla nella memoria, assumerla come simbolo di un male a cui non vorremmo mai più assistere; bisognerebbe erigere un monumento ad Antonio, perché da pietra di scarto della società possa diventare l’emblema di tutte le vittime della violenza e un richiamo al rispetto della persona umana in tutte le sue diversità. L’uomo di Manduria incarna l’archetipo della vittima contemporanea, bersaglio di una violenza apatica che sempre più vediamo attecchire nel deserto culturale di questi nostri tempi come antidoto alla noia. Lacrimae volvuntur inanes, inutilmente scorrono le lacrime, scriveva Virgilio, ma le parole no, le parole conservano sempre il potere di denunciare le ingiustizie e di chiamare per nome i colpevoli: l’inchiostro non lava il sangue, non scongiura il lutto, ma traccia una possibile via di salvezza. Fermamente convinti che solo attraverso la cultura si possa costruire una società migliore, umanamente consapevole, rinnoviamo il nostro impegno di sempre, condividendo con il lettore storie importanti e dolorose attinte dal mare magnum di questa nostra epoca.
Nessun commento:
Posta un commento