48 pagine di letteratura, arte, cinema, musica, scienza, costume e società.
25 articoli scelti accuratamente tra le tante proposte giunte in redazione.
Gli autori:
Giuseppe Maggiore - Massimiliano Sardina - Marco Cavalli - Paolo Schmidlin - Pietro Valgoi - Cecily P. Flinn - Lillo Portera - Maria Dente Attanasio - Massimo Pignataro - Antonio Castronuovo - Andrea Pardo - Nicola Pettenuzzo - Giuseppe Benassi - Mario Caruso.
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EDITORIALE
Non tutto ciò che brilla è prezioso. Bisognerebbe diffidare da quanto viene spudoratamente esibito o che ostenta benevolenza a buon mercato. Raccolte fondi, gare di solidarietà, sorrisi papali, e per finire il volto afflitto di un bambino sbattuto sui nostri schermi per spillarci denaro, proprio come fanno certi mendicanti per strada. Bisognerebbe imparare a riconoscere l’onestà silenziosa, quella che non ama i clamori e non si spende in pubblicità. Non è di più denaro che c’è bisogno, ma di più onestà. E l’onestà inizia da qui, dal prendere le distanze da certi sciacallaggi istituzionalizzati, anche quando ci fanno comodo per sentirci la coscienza a posto. Il morbo della disonestà è l’occasione che rende l’uomo ladro, è la tracotanza di chi sa che non siederà mai al banco degli imputati per ricevere la giusta pena. Saltimbanchi, furbacchioni, scaltri e gabbamondo; una società vilipesa da una corte di corrotti in doppiopetto. Un bel giorno ci ritroviamo a frugare tra i rifiuti, restiamo sgomenti a fissare le macerie. A finire in frantumi per via di un terremoto, una frana o un’alluvione, non sono soltanto case, scuole, ospedali e chiese, ma l’idea stessa di civiltà. Perché questo è un Paese che deve fare i conti con la sostanza dei suoi valori reali; perché questo è un Paese corroso dall’ingordigia e dal malaffare, dove vige la regola del farsi furbi e non darsi troppi pensieri sui mezzi, che tanto il fine li giustifica tutti. Da questa scuola provengono in tanti, e siedono tutti alla guida della nazione coi loro titoli onorifici, seguiti a ruota libera da arrivisti e arruffoni d’ogni genere. Forse, a fronte di tanti cattivi esempi, sarebbe meglio guardare negli occhi di un cane, per scorgervi quell’umiltà, quella fedeltà, quell’autentico barlume di onestà che a noi spesso manca. In attesa di alzare il capo e dire basta.
Giuseppe Maggiore
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Amedit Magazine, n. 28 – Settembre 2016
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